Robert

Torre Annunziata, (NA) Italy - 2017/2019

I had not spent days with my cousin for a long time and, despite having passed several moments of my adult life understanding time, its structure and its interpretation seem to waver in front of his sex change. The afternoons spent together playing seem even more distant today: memories remain, but suddenly modified by an identity that revealed itself through a path of almost 10 years filled with psychological support, bureaucracy, hormones, operations and surrounded in its darkest days from mistrust and racism. Thanks to photography I understood his new identity, redesigning the new image of my cousin inside me.

From Roberta to Robert. And it's not just a letter.

In Italy, there are about 50 thousand Italians suffering from gender dysphoria, and despite the Consulta has interpreted the law 164 of 82 establishing that surgery for transsexual people is not essential to rectify the name on the documents (sentence number No. 15138 of 20.07.2015 of the Court of Cassation), in fact almost always the demolitive interventions were deemed necessary in order to obtain the new personal data.
This necessarily entails a period of time (minimum 6 months) in which the person who made the journey does not have a document suitable to his identity, making it difficult even to make bank or mail transactions, respond to a control by law enforcement, get entry to the gym.

Non trascorrevo dei giorni insieme a mio cugino da molto tempo e, nonostante abbia passato diversi momenti della mia vita da adulto a capire il tempo, la sua struttura e la sua interpretazione sembrano vacillare davanti al percorso del suo cambio sesso. I pomeriggi passati insieme a giocare da bambini sembrano oggi ancora più lontani, rimangono i ricordi, improvvisamente modificati da un'identità che si è rivelata con un percorso di quasi 10 anni fatto di sostegno psicologico, burocrazia, ormoni, operazioni e contornato nei suoi giorni più neri da diffidenza e isolamento.
Grazie alla fotografia mi sono avvicinato alla sua nuova identità, ridisegnando la nuova immagine di mio cugino dentro di me. Da Roberta a Robert. E non è solo una lettera.

Oggi mio cugino Robert ha più di 30 anni, e da bambino ha capito subito che non era come tutti gli altri. Era un bambino maschio in un corpo femminile, bambina nel corpo ma non negli atteggiamenti. Non dimenticherò mai il sentimento di ammirazione che provavo nei suoi confronti quando da bambino lo vedevo così forte e determinato nella sua espressione. Forse non ho mai capito veramente cosa stesse tentando di dire a tutto il mondo, ma non potevo esserne indifferente.

"Ho sempre pensato di essere maschio, quando poi il tuo corpo inizia a trasformarsi in femmina è un disastro: non ti si abbassa la voce, non ti crescono i peli ma la cosa più dura è quando iniziano ad apparire i caratteri secondari come il seno e il ciclo. Ma quello che è dentro questo corpo non è mai cambiato.”
"Quello che senti tanto è il senso di solitudine, perché non ti senti mai veramente integrato, non ti senti mai veramente capito perché nessuno sta vivendo quello che stai vivendo tu. Sono pochissime le persone in Italia che fanno il percorso di transizione come l'ho fatto io. Io mi sentivo l'unico al mondo. Le domande non smetti mai di fartele, quando esplodi capisci che ci sono solo due vie: o fai il percorso o muori. Perché tutto quello che c'è stato in mezzo è stato sopravvivere. Gli amici mi volevano bene e mi stavano vicino ma non avevo nessuno con cui interfacciarmi, a cui dire “lo provi anche tu?””

Le sue parole scorrono dalle mani intrecciate, dal tremore di una gamba piegata sotto l’altra. Il percorso che ha affrontato è stato difficile e irreversibile e il sostegno psicologico è stato fondamentale per acquisire consapevolezza e forza anche rispetto a tutti gli episodi spiacevoli che mio cugino ha dovuto affrontare: episodi di bullismo a scuola, violenze verbali e fisiche, aggressioni immotivate. Trovo sollievo pensando alla sua famiglia che non ha mai represso la sua espressione nonostante non avrebbero mai immaginato tutti gli step che Robert era disposto ad affrontare: cure ormonali, operazioni chirurgiche, psicoterapia e un clima ostile come poteva essere quello della provincia napoletana di venti anni fa.

In Italia, ci sono circa 5 mila persone che soffrono di disforia di genere, e nonostante la Consulta abbia interpretato la legge 164 dell’82 stabilendo che l’intervento chirurgico per le persone transessuali non è indispensabile per rettificare il nome sui documenti (sentenza numero n. 15138 del 20.07.2015 della Corte di Cassazione), nei fatti si sono quasi sempre ritenuti necessari gli interventi demolitivi al fine poter ottenere i nuovi dati anagrafici.
Questo comporta necessariamente un lasso di tempo (minimo 6 mesi) nel quale la persona che ha effettuato il percorso non ha un documento idoneo alla sua identità, facendo diventare complesso anche fare delle operazioni in banca o in posta, rispondere ad un controllo da parte delle forze dell'ordine, ottenere l'ingresso in palestra. Robert mi sorride mentre cerco di rappresentarlo attraverso la fotografia, sa che il mondo è un po’ più vicino a queste tematiche e che tramite la rete si può trovare aiuto e sostegno anche se non ne hai nel posto dove vivi. Io ho finalmente aggiornato l’immagine di lui dentro di me, ne capisco i bisogni e le difficoltà, ed è come se oltre a un cugino avessi ritrovato un vecchio amico.

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